martedì 30 giugno 2015

Russula heterophylla

Castelli Romani,giugno 2015; foto di EnzoF
Sinonimi
Russala bifida, Russula rigida 
Nome Italiano:
Colombina verdognola
Non molto diffusa ai Castelli Romani fruttifica a inizio estate.
Breve descrizione
Cappello fino a 12 cm di diametro, prima convesso, poi leggermente depresso; cuticola non separabile dal cappello, appena appiccicosa a tempo umido,liscia a volte screpolata con il tempo asciutto, di colore verde, più carico al centro con sfumature giallastre, grigiastre e anche gialle o vinaccia, colori che danno origine a molte forme o varieta' della specie tipo; lamelle fitte e sottili, non lardacee al tatto di colore biancastro, forcate e leggermente decorrenti; gambo duro, cilindrico, spesso attenuato alla base, bianco, macchiato di brunastro alla base in vecchiaia; carne consistente e soda, biancastra, odore leggero e sapore dolciastro.

Dal latino "eteros" e "phyllon" per le lamelle forcate e irregolari
Di buona taglia e compattezza, si riconosce dall'odore leggero e sapore mite, lamelle non lardacee e forcate e sporata bianca

Current Name:
Russula heterophylla (Fr.) Fr.
Position in classification:
Russulaceae, Russulales, Incertae sedis, Agaricomycetes, Basidiomycota, Fungi


EnzoF

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domenica 28 giugno 2015

Sulle cime dei Colli albani

Escursione con percorso circolare effettuata a Rocca di Papa nel cuore del parco dei Castelli Romani in una fresca mattina di fine giugno

Partenza da piazza Giuseppe di Vittorio ai Campi d'Annibale a quota 750 mt slm, alle prime luci dell'alba per godere del fresco, anche se in verita' piu' che di fresco bisognava parlare di freddo, vista la temperatura intorno ai 10 gradi.
Si prende via Montecavo campagna, subito ripida, strada sterrata  che in circa 15 minuti arriva ad incrociare la Via Sacra, vecchia di 2000 anni e che partendo da Roma arrivava sulla cime del monte Albano ( oggi Montecavo ) qui una piccola cappella dedicata alla Madonna invita ad una riflessione, in pochi metri si arriva alla "loggetta" dove si puo' godere di un panorama unico, maestoso, e' l'unico punto dei Castelli Romani da dove si vedono entrambi i laghi vulcanici di Nemi e di Castelgandolfo.




Superato questo punto si procede per un breve tratto in discesa sulla vecchia carrozzabile che sale a Montecavo, sempre con panorami spettacolari che spaziano fino al promontorio del Circeo ad un centinaio di km di distanza,fino ad incrociare il sentiero n 9, ben segnalato che porta sulla cime del monte Faete

Inizia una ripida ma breve salita fino ad arrivare ad un'altro grandioso punto panoramico, ancora il lago di Nemi e tutta la citta' di Roma


Dopo una breve sosta per scattare qualche foto si riprende il sentiero a tratti sassoso, ma ormai solo con lievi saliscendi, la vegetazione prevalentemente e' quella di latifoglie di media montagna ( Cerri, Roverella, Acero di Monte, Carpini, Nocciolo e soprattutto Castagno )ma con qualche piccolo Faggio qua' e la' anche se qualche esemplare e' sicuramente centenario, a ricordare che qualche secolo orsono,  prima dell'introduzione del castagno da parte dell'uomo per motivi economici le faggete erano ben presenti almeno alle quote maggiori.


Incrociamo la vecchia strada asfaltata ormai in disuso che portava alla cima del monte Faete, la massima elevazione dei Colli Albani a 957 mt slm, qui una breve deviazione e' d'obbligo per ammirare ancora panorami mozzafiato; la cima di Montecavo purtroppo gravemente deturpata dalle antenne, ancora Montecavo con i Campi D'Annibale, il piu' elevato dei quartieri di Rocca di Papa e che deve il suo nome, ad un fatto di duemila anni fa', quando il condottiero cartaginese Annibale si accampo' nel tentativo di conquistare Roma distante solo una ventina di km e piu' a est il colle Jano o i Monti secondo la tradizione locale, con il Tuscolo, i monti Prenestini e fino ai Simbruini nel vicino Appennino Laziale


Si riprende il percorso ora in discesa, in certi punti anche ripida, ma non difficile, sino ad arrivare alla localita' denomita la "forcella" con area pic-nic e una piccola cappella in onore della Madonna costruita oltre un secola fa' per invocare la protezione divina dei boschi dagli incendi a testimonianza dell'amore dei "Rocchisciani" ( gli abitanti di Rocca di Papa )per il bosco, per secoli principale fonte di sostentamento.


Qui si svolta a destra e in poco tempo inizia la salita per colle Jano-Monti, salita ripida e breve dove c'è un'altro grandioso punto panoramico rivolta ad est sul vicino Appennino, ma oggi parzialmente impraticabile per lavori 

Ormai il grosso è fatto e una gradevole e ombrosa discesa attraverso la valle dei Caprari ci riporta nel centro abitato e da qui in poco tempo al punto di partenza, datosi che il percorso è circolare.
Percoso con saliscesendi, mediamente impegnativo, ma non difficile e con tempi di percorrenza di circa tre ore foto comprese


EnzoF




giovedì 25 giugno 2015

Lactifluus bertillonii

Castelli Romani, giugno 2015; foto di EnzoF
Sinonimi
Lactarius bertillonii, Lactarius vellereus var. bertillonii
Cresce a gruppi nei boschi dei Castelli Romani dalla prima estate e fino all'autunno

Lactifluus bertillonii e' un fungo di dimensioni medio-grandi, il cappello puo' raggiungere i 14 cm di diametro, con con margine fortemente involuto da giovane, poi disteso sino a depresso al centro; cuticola opaca con aspetto anche vellutato di colore bianco; le lamelle sono bianche, abbastanza spaziate, con lamellule; gambo tozzo e sodo, cilindrico con superficie opaca e di colore bianco; carne compatta, bianca con lattice abbondante, bianco; odore non significativo e sapore del latice  estremamente acre e bruciante addirittura insopportabile.








Lactifluus bertillonii si distingue dagli altri lattari di colore bianco ( sez albati )per le lamelle piuttosto spaziate, il lattice bianco, immutabile o solo leggermente e lentamente ingiallente e il sapore estremamente acre e bruciante.

Current Name:
Lactifluus bertillonii (Neuhoff ex Z. Schaef.) Verbeken

Position in classification:
Russulaceae, Russulales, Incertae sedis, Agaricomycetes, Basidiomycota, Fungi


EnzoF

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Russula vesca

Nome attuale: 

Russula vesca Fr 

 

Sinonimi:

Russula heterophylla var. vesca (Fries) Melzer & Zwara

 

Sistematica

Regno Fungi
Divisione Basidiomycota
Classe Agaricomycetes
Ordine Russulales
Famiglia Russulaceae

Genere Russula  

Specie Russula vesca

 

Cappello 45 – 100 (140) mm, carnoso e sodo, prima rotondeggiante, quindi convesso, infine spianato, depresso in vecchiaia con orlo sottile; cuticola asciutta e opaca, talvolta un po’ ritratta verso l’orlo, di un caratteristico colore pesca, rosa-lilacino, ma anche bruno-vinoso ( sotto conifere in montagna ). 

Lamelle leggermente decorrenti e biforcate all'inserzione con il gambo, abbastanza fitte, semi lardacee nei giovani esemplari, bianche, macchiate di ruggine e poi di giallastro in vecchiaia o alla manipolazione.

Gambo cilindrico, spesso assottigliato alla base, corrugato, superficie bianca, raramente sfumato di rosa, talvolta macchiato di ruggine alla base

Carne soda e compatta nei giovani esemplari, biancastra, ingiallente alla manipolazione, a volte con macchie brunastre; sapore dolciastro ricordante la nocciola e odore poco significativo.

Habitat molto comune, sia sotto conifere che latifoglie, abbastanza comune nei boschi dei Castelli Romani.

Commestibilità ottimo commestibile.  

Note specie tra le più precoci, fruttifica dall'inizio dell'estate sino al primo autunno. Sicuramente una fra le migliori russule commestibili. La caratteristica tonalità rosata di quelle di latifoglia la rende quasi inconfondibile; altre caratteristiche sempre presenti sono le lamelle bianche e fitte leggermente decorrenti e il sapore dolciastro assimilabile alla nocciola.




Enzo Ferri

 

Castelli Romani, maggio 2015

 

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Bibliografia:

Mauro Sarnari – Monografia illustrata del Genere Russula in Europa – AMB Trento

Atlante fotografico dei Funghi d’Italia - AMB Trento

 

Aggiornamento aprile 2021



martedì 23 giugno 2015

Crepidotus calolepis

Castelli Romani; giugno 2015; foto di EnzoF
Sinonimi:   
Crepidotus mollis var. calolepis 
                                                                                                                                 
Crepidotus calolepis è un fungo lignicolo di dimensioni medio-piccole che cresce sui tronchi vivi di latifoglia, ma piu' frequentemente su residui legnosi degradati.
Breve descrizione      
Cappello di 5/6 cm di diametro a forma di conchiglia, inizialmente con margine involuto, poi disteso; cuticola di colore giallastro, poi bruno-ruggine piu' chiara al margine ricoperta da piccole squame più scure del fondo, per diventare liscia e scolorita in vecchiaia; lamelle di colore bianco-crema sovente macchiate di ruggine; il gambo è visibile solo nei giovani esemplari; la carne è sottile ed elastica senza odore o sapore particolari.

Cresce da inizio estate sino al primo autunno.

Current Name:
Crepidotus calolepis (Fr.) P. Karst.

Position in classification:
Inocybaceae, Agaricales, Agaricomycetidae, Agaricomycetes, Basidiomycota, Fungi

EnzoF



venerdì 19 giugno 2015

Digitalis lutea subsp. australis

Rocca di Papa, giugno 2015; foto di EnzoF
Sinonimi:
Digitalis australis, Digitalis micrantha 
Nome Italiano:
Erba aralda, Digitale appenninica
Cresce lungo i sentieri e le radure boschive dei Castelli Romani
Breve descrizione
La Digitale appenninica  ( Digitalis lutea subsp. australis ) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia Scrophulariaceae che puo' superare il metro di altezza, le foglie sono alterne e lanceolate e ricoprono oltre la meta' del fusto; l'Infiorescenza è raccolta  in una lunga e vistosa spiga terminale, generalmente unilaterale,i fiori di colore biancastro sono decorati da striature rossicce, che servono per attirare gli insetti impollinatori. 
Fiorisce in giugno.
Infiorescenza unilaterale

Il nome del genere Digitalis significa dito, per la forma a ditale dei fiori, mentre il nome specifico lutea e australis derivano e significano giallo per il colore dei fiori e meridionale per la crescita prevalentemente al centro sud 

Digitalis lutea subsp. australis (Ten.) Arcang.
EnzoF