giovedì 29 agosto 2013

Fistulina hepatica ( Schaeff. ) With

Nome Attuale:                                                                                                       Fistulina hepatica ( Schaeff. ) With 

Sinonimo:                                                                                                                   Boletus Hepaticus ( Scheff. )

Può raggiungere anche i 20 cm di diametro e 7/8 cm di spessore. La superficie è dapprima ruvida, di consistenza elastica e gommosa e colore aranciato, successivamente diventa gelatinosa ed assume colorazioni rosso sangue; l’imenoforo è formato da tubuli piuttosto corti di colore rosato, i pori sono concolori che tendono ad imbrunire invecchiando; il gambo è laterale, tozzo e verrucoso, generalmente è ben infisso nel tronco ospitante; la carne è spessa e fibrosa, alla sezione sembra un taglio di un bel prosciutto; di colore biancastro, poi ocraceo, con venature più chiare, al taglio fuoriescono gocce di liquido rosso; l’odore è gradevole e il sapore è dolciastro/acidulo. Buon commestibile, si può mangiare anche crudo in insalata, oppure saltato in padella, ma in questo modo perde gran parte della vitamina C di cui è ricchissimo. Cresce ai Castelli Romani dalla fine dell’estate su vecchi tronchi di latifoglie. Conosciuto con il nome dialettale di Lingua di bue. Il tronco parassitato da Fistulina hepatica assume delle tipiche decorazioni e sfumature artistiche ed è molto ricercato in falegnameria.




 Enzo Ferri

 

Castelli Romani, ottobre 2016

 

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Bibliografia:

Atlante fotografico dei Funghi d’Italia - AMB Trento

Indice Schede Micologiche – Archivio Generale AMINT

 


giovedì 22 agosto 2013

Escursione ai laghi d'Olbe.

Escursione e foto di EnzoF
Breve vacanza nel delizioso paese di Sappada.
Paese montano ricco di sentieri per tutti i gusti,da passeggiate naturalistiche a vere escursioni di media o alta difficolta per finire alle vie ferrate.
Numerose le vie per arrivare ai Laghi d’Olbe, ho scelto il sentiero che parte dalla Baita Rododendro ( 1460mt slm).



Si supera un ponte in legno che attraversa il Piave appena nato e inizia la salita.

L'escursione non presenta particolari difficolta'e il panorama non offre spunti di rilievo,a nord solo il costone che si sale e a sud il monte delle Caverne sempre presente,ma nelle prime 2 ore la salita è piuttosto ripida.

Bisogna fare un minimo di attenzione per i sassi e la ghiaia
Il paesaggio cambia all'incrocio con la strada sterrata proveniente da Rifugio 2000,da qui per un tratto il sentiero diventa piu' dolce

Alzando lo sguardo le cime dolomitiche fanno capolino
 

Adesso il paesaggio è quello tipico delle praterie alpine segnato da frequenti ruscelli e piacevoli cascatelle.L'aspro paesaggio montano da l'idea di grandiosita'.

Si prosegue per circa altri 20 minuti fino ad arrivare ai Laghi d’Olbe.
Giunti in prossimità dei tre specchi d’acqua il panorama che appare è meraviglioso. I Laghi d’Olbe sono posti a 2160 mt slm, ai piedi del Monte Righile e della sua cresta frastagliata.
In prossimita' dei laghi vi è una bella chiesetta che ricorda che un tempo c'era il rifugio d'Olbe.
Intorno ai 3 laghetti sentieri che permettono di avvicinarsi alle acque,gelide e limpide.

Ho raggiunto i laghi d'olbe in una bella giornata di agosto,la seggiovia che arriva a Sappada 2000 era chiusa e forse per questo motivo non c'era praticamente nessuno.
Questo mi ha permesso di gustare appieno la pace e la tranquillita di questo luogo superbo.Una meravigliosa escursione in montagna e neanche troppo impegnativa!
Questo luogo oltre che una meta può considerarsi punto di partenza per numerose altre escursioni in montagna,ma ho scelto di rientrare per lo stessa via,non prima di un ultimo sguardo al panorama.
Rientro a baita Rododendro per uno spuntino e anche una rinfrescata nelle acque fredde ma ritempranti del Piave
 
EnzoF
 
 

venerdì 16 agosto 2013

Polyporus corylinus

Nome attuale: 

Polyporus corylinus Mauri

 

Sinonimi:

Melanopus tunetanus Pat.
Polyporus tunetanus (Pat.)

 

Sistematica

Regno Fungi
Divisione Basidiomycota
Classe Agaricomycetes
Ordine Polyporales
Famiglia Polyporaceae

Genere Polyporus 

Specie Polyporus corylinus 


Cappello diametro di circa di 5 cm di colore bianco crema, convesso/appiattito, appena imbutiforme negli adulti quando le tipiche squame tendono a prendere un caratteristico colore giallo/ocra; il margine del cappello, involuto e lievemente eccedente nei giovani soggetti, diventa poi ondulato ed irregolare.

Imenoforo formato da corti tubuli di color crema; i pori di colore bianco sono inizialmente molto piccoli e leggermente angolosi, poi sempre più allungati, irregolari e grandi, molto decorrenti sul gambo.

Gambo bianco crema, concolore al cappello, robusto e fibroso; cilindrico, più lungo del diametro del cappello, tale da conferire allo sporoforo un portamento slanciato, l'aspetto è simile ad un grosso chiodo.

Carne bianca, abbastanza tenera, più fibrosa nel gambo, soprattutto nella parte bassa; l'odore è particolare, dolciastro, gradevole. In vecchiaia, quando ormai il colore ha perso gran parte del bianco candido diventa coriaceo e legnoso.

 Habitat cresce nei periodi più caldi dell’anno esclusivamente su ceppaie di Corylus avellana.

Commestibilità ottimo commestibile, ricercato e pregiato, ma deve essere consumato quando ancora ha colorazioni biancastre, poi diventa duro e coriaceo.

Note un fungo antico e quasi dimenticato, amante del caldo e che generalmente necessita di uno shock termico per crescere, ma in condizione di caldo intenso si può rinvenire allo stato naturale anche se è rarissimo. Sembra che le prime osservazioni di questo fungo siano state casuali, cresceva infatti sui ceppi bruciati dove si facevano le carbonaie. Molto apprezzato e consumato in tutti i mercati di Roma. La sua tipica zona di crescita è nei boschi di Rocca di Papa ai Castelli Romani, ci sono documentazioni scritte già a partire dal 1791 da parte di Ernesto Mauri. Si distingue dagli altri Polyporus per le colorazioni bianche, per l’habitat esclusivo di crescita e per il periodo di fruttificazione dopo incendi o in periodi molto caldi.

Ecco come lo descriveva nel 1834 il Prof Domenico Viviani. ( eBOOK by Google )

Un estratto dal libro: I FUNGHI D'ITALIA e principalmente le loro specie mangereccie, velenose, o sospette descritte ed illustrate con tavole disegnate.

Polyporus corylinus. Mauri

P. gregarius, pileo primum hemishazrico , sensim explanato lavi 3 utrinque albido, subtus tumcscente, porris subquadrangulis, ore tenui integro? panlo decurrentibus: stipite cilindrico candido fardo, in pileum effuso. Tavola I. Sfogatello Del Nocchio in Roma, e suoi dintorni.

Nasce a torme sopra i vecchi e logori ceppi del Nocciuolo ( Corylus avellana ), talvolta del Castagno, o delle Quercie, stati prima, o per accidente, o a bella posta leggermente abbrostoliti. Il suo gambo di due circa centimetri in lunghezza, sopra uno di grossezza, non eccede il diametro del cappello. È nudo affatto, cilindrico, alquanto incurvato, bianco liscio fermo e solido: in alto si dilata e si sfalda nel cappello: la sua carne è tenace e bianca di neve. Nascente, il suo cappello tondeggia e abbraccia il gambo, a superficie papillosa: crescendo tanto si va spianando, che alquanto s'infossa nel mezzo: la sua superficie divien liscia, e a tempo secco si screpola in giro, il suo colore uniforme sopra e sotto, dal bianco slavato passa al bianco di calce, che a età avvanzata verso il centro si sfuma di colore d' ocra. Sotto è tutto bucherato di pori, di forma pressochè quadrangolare, mediocri in larghezza, e in profondità, se si ragguagliano al volume del fungo, a labbra tenui e intere, che verso il margine vanno via via rimpiccolendo, e verso il gambo più si slungano, più divengono superficiali, tanto che appariscono a foggia di solchi sulla parte superiore di esso. La sua carne è di un bianco di neve, tenera in gioventù, alquanto coriacea in vecchiaja. Grato all'odore, è di un sapore sopra ogni altro fungo squisito. Spetta alla Tribu' de' Mesopoti di Fries.

Osserv. Nelle selve de' colli di Albano e di Frascati, e più ancora di Rocca di Papa, non lungi da Roma.

Questa descrizione testimonia l'importanza che questo prelibato fungo ha avuto nel corso di secoli...ormai trattasi di un fungo rarissimo e quasi dimenticato






Corylus avellana

Enzo Ferri

 

 

Castelli Romani, agosto 2013

 

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Bibliografia:

Polypores of the mediterranean region – A. Bernicchia & S.P Gorjon - Romar

Indice Schede Micologiche – Archivio Generale AMINT

 

Aggiornamento, maggio 2021