Nome attuale:
Laetiporus sulphureus (Bull.) Murril.
Corpo fruttifero sessile, a forma di ventaglio, sovente formato da numerosi
cappelli sovrapposti.
Cappello di grandi
dimensioni, sporge dal tronco anche per 400 mm e ogni singolo cappello può
raggiungere i 300 ( 400 ) mm di diametro; la superficie è irregolare, gibbosa,
ondulata, anche zonata e di aspetto vellutato; colore arancio o giallo
zolfo.
Imenoforo formato da tubuli molto corti e pori piccoli, di colore giallo citrino che secernono goccioline
giallo-biancastre.
Carne compatta e
tenera nei giovani, a maturità gessosa e tenace; odore fungino, ma sgradevole
da vecchio, sapore non significativo.
Habitat saprotrofo o
parassita, su latifoglie, spesso continua a fruttificare anche dopo la morte della pianta ospitante.
Commestibilità specie tossica, provoca sindrome gastrointestinale abbastanza
costante.
Note consumato in alcune zone dei Castelli Romani dove è conosciuto con il nome popolare di “Nassa”, ma ormai è accertato che può provocare problemi gastrointestinali. A maturità emana un odore di zolfo particolarmente sgradevole e perde quasi totalmente i colori arancio-giallastri sgargianti e assume colorazioni grigiastre.
Enzo Ferri
Castelli
Romani, agosto 2015
Bibliografia:
Atlante fotografico dei Funghi d’Italia - AMB Trento
Indice Schede Micologiche – Archivio Generale AMINT